Quale sarà il nostro futuro con Covid19?

Nel mondo questa domanda sta riecheggiando nelle stanze dei vari Governi, come in quelle delle famiglie, delle Direzioni strategiche aziendali e dei piccoli imprenditori.
Una risposta risolutiva non c’è.

Ci sono simulazioni statistico/matematiche di alcuni gruppi internazionali e null’altro.
Tutti i gruppi di ricerca che si stanno cimentando con quello che tecnicamente si definisce “epidemiological modelling” impattano con numerose variabili raggruppabili in 3 settori:

1) Modalità di risposta sociale al problema intendendo anche le risposte dei vari Governi (lockdowns di vario tipo, esecuzione dei tests, tracciamento dei contatti, quarantene, ecc);
2) Risposta immunitaria dopo il contatto: di che tipo? di quale durata?;
3) Ruolo della stagionalità (come per i virus influenzali?).

Come comprenderete, la complessità dei sistemi da analizzare è elevata.
Se consideriamo i dati che abbiamo a disposizione, neanche il numero dei contagiati e dei morti risulta certo secondo un interessante lavoro prodotto presso il MIT (Massachusetts Institute of Technology), fucina di premi Nobel (ne annovera ben 85 tra i propri ricercatori!). [1]
Secondo questi ricercatori che hanno analizzato 86 Paesi, i dati dei contagiati sarebbero 10.5 volte superiori a quelli ufficiali e il numero di morti sarebbe 1.5 volte più elevati.

Nonostante questi dati la cosiddetta “immunità di gregge” risulta ancora lontana.
Mentre qui in Italia si discute se arriverà una seconda fase di contagio di SARS-CoV-2 nella popolazione, questa è già avvenuta in Paesi tecnologicamente avanzati, quali Israele, Giappone e Australia.
L’aleatorietà dei dati si evidenzia, per esempio, anche nel confronto tra il nostro Paese e gli USA.
Alla data del 26 agosto 2020 i dati mondiali riportati dalla John Hopkins University evidenziano negli USA 5.777.684 casi e 178.477 decessi da/con COVID19, mentre in Italia 261.174 casi e 35.445 decessi. [2]

Se calcoliamo i tassi di mortalità COVID19 (numero di morti/popolazione) per gli USA e quello per l’Italia (popolazione rispettivamente di circa 328 milioni e 60 milioni), questi risultano entrambi pari a circa 5/10.000 abitanti.
Mentre in Italia i Sistemi Sanitari Regionali sono universalistici ciò non accade negli USA dove circa 1/3 della popolazione è ai limiti della sussistenza, senza adeguata assistenza sanitaria.

La conseguenza di questo è che la mortalità nelle classi più povere risulta maggiore di quella nelle classi più agiate.
La mortalità per/con COVID 19 nei quartieri poveri di New York, per esempio, è doppia di quella registrata nei quartieri più ricchi.
Se ora calcoliamo il tasso di letalità (numero di morti/numero di casi nel periodo considerato) per gli USA risulta pari a 3% e per l’Italia a circa il 13.5%. Cosa dovremmo dedurre da questi dati? Che in Italia abbiamo ceppi virali più aggressivi? Che facciamo meno esami diagnostici rispetto agli USA? Altro? Nessuna ipotesi è escludibile.
Di cosa disponiamo oltre a dati epidemiologici incerti?
Sicuramente non abbiamo protocolli terapeutici certi e validati e non abbiamo ancora un vaccino.
La speranza per il futuro è il vaccino (ne sono registrati 26 presso WHO – World Health Organization, in fase di sperimentazione) ma non sappiamo che tipo di immunità daranno e per quanto tempo, per cui non sappiamo cosa potrà accadere in futuro. [3]

Anche secondo i ricercatori, indipendentemente da vaccini e test diagnostici, ciò che può fare la differenza, ora, sono i comportamenti individuali.
Di certo ora possiamo fare affidamento solo sull’uso del distanziamento sociale, l’uso di mascherine e lavaggio frequente delle mani.
In conclusione, prepariamoci a convivere con SARS-CoV-2 con atteggiamento personale responsabile, rispettoso dei nostri anziani che probabilmente, nella prossima stagione invernale, potrebbero subire una recrudescenza di patologie da COVID19, con buona pace di coloro che recitano, come un mantra, che SARS-CoV-2 è clinicamente morto!

Prof. Paolo Sossai, MD, PhD, AGAF
Università di Camerino
https://www.paolosossai.net

 

Bibliografia

  1. Rahmandad H, Lim TY, Sterman J. Estimating COVID-19 under-reporting across 86 nations: implications for projections and control. https://ssrn.com/abstract=3635047 (2020)
  2. https://coronavirus.jhu.edu/map.htlm (August 26,2020)
  3. Scudellari M. The pandemic’s future. Nature 2020; 584: 22-25.
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