Cosa ci ha inseganto il covid 19 ?
Sicuramente quello che abbiamo visto a livello internazionale è che i Sistemi Sanitari di tipo universalistico (cioè Sanità a tutti, indipendentemente dalle possibilità economiche) hanno risposto meglio di quelli prevalentemente privatistici in occasione di COVID19.
Lo abbiamo detto ovunque, social, riunioni, incontri e anche nel libro Pancia in fiamme.
Manuale di sopravvivenza in un mondo irritato.
Il Sistema universalistico non solo ha ragione di esistere per motivazioni etiche ma anche per quelle economiche, forse oggi più pregnanti come vedremo dopo.
Istituito nel lontano 1978 in attuazione dell’articolo 32 della nostra Costituzione, il Sistema Sanitario Nazionale porta la firma dell’allora Ministro della Sanità, Tina Anselmi e dell’allora Presidente della Repubblica, Sandro Pertini (legge 833/78).
Nel 2001, con la riforma del titolo V della Costituzione, il Sistema Sanitario si regionalizza, mantenendo il suo impianto universalistico.
Questa pandemia ha chiaramente evidenziato la mancanza di una chiara definizione dei terreni di competenza del Governo e delle Regioni, portando anche a contenziosi giudiziari inutili se non dannosi mentre i morti crescevano!
Se vogliamo degnamente onorare i 35.000 morti che hanno contraddistinto la prima fase pandemica, è necessario che in breve tempo si precisino i rispettivi terreni di competenza.
La continua riduzione dei posti letto che i vari Governi di questo Paese hanno attuato negli anni, ha gradualmente reso più difficile l’accesso ai servizi, soprattutto per le persone più anziane e nei luoghi più disagiati, in contrasto ai principi costituzionali di una parità nelle opportunità.
Nel 1998 vi erano in Italia circa 311.000 posti letto, nel 2007 erano 225.000 e nel 2017, 191.000.
Abbiamo pensato che le malattie infettive fossero sostanzialmente un ricordo dei secoli precedenti e dei libri ingialliti che odorano di vecchio, dimenticando che ogni secolo ha avuto epidemie e pandemie.
Questa visione l’abbiamo scontata in questa pandemia dove i posti letto di Malattie Infettive erano ridotti come quelli di Terapia Intensiva.
La risposta, a nostro parere, è stata disordinata con l’apertura tardiva, rispetto alla evoluzione di COVID19, di grosse strutture provvisorie ad elevati costi e scarsamente utilizzate, come in Lombardia e nelle Marche, e che hanno portato la Magistratura ad alcune verifiche posteriori di correttezza e legittimità.
Mi domando: se invece di aprire ex novo queste strutture non sarebbe stato più utile riattivare Ospedali chiusi da poco o ripotenziare quelli declassati?
In alcuni casi abbiamo assistito a trasporti di malati da un confine all’altro della stessa Regione diffondendo il contagio e rendendo ancora più straziante per le famiglie sapere che il proprio congiunto era lontano anche fisicamente (nelle maxiemergenze l’aspetto psicologico della popolazione è di grande peso).
All’inizio di queste considerazioni, fatte nella frescura di una mattina d’estate, abbiamo convintamente detto che i Sistemi universalistici sono anche quelli economicamente più vantaggiosi se consideriamo una necessaria e dovuta visione etica che aborre una visione utilitaristica di più morti e meno spese.
I dati OCSE indicano che i nati negli USA nel 2016 hanno una aspettativa di vita di 78.6 anni e per i nati in Italia di 83.3 anni: quasi 5 anni in più!
La spesa sanitaria procapite in Italia è di poco superiore a 3,000 $ mentre negli USA è di circa 11,000 $.
In conclusione, difendiamo il nostro Sistema Sanitario e vigiliamo con il voto, pretendendo che la Politica (quella con la P maiuscola) si faccia carico delle necessità, soprattutto dei più deboli e non continui a essere terreno di mercimonio!!
Paolo Sossai, MD, PhD
Università di Camerino